L’Aikido del M° Uyeshiba mi sembrava tutt’altra cosa: era l’Aikido di conciliazione, di comunione con l’Universo. Sentivo nella sua personalità, nel suo comportamento e nella sua tecnica, una condizione di completa spoliazione. Era inafferrabile come un fenomeno naturale. Era inattaccabile come l’aria e, chiunque lo attaccasse, veniva portato via nel suo vortice. Si distaccava dagli esseri umani. Lo diceva lui stesso. Una dichiarazione del genere poteva essere compatibile con la Via dell’Amore ? Ho capito che l’Amore di cui parlava, non era a livello di affetto personale perché, a contatto con lui, sono stato assorbito in una dimensione incommensurabile su scala umana. Evidentemente, una tale concezione dell’Aikido non è alla portata dei comuni mortali. E’ infinitamente più facile spiegare il consolidamento. In ogni caso, è più logico indicare, fornire l’obbiettivo da raggiungere, con la promessa di un aumento di efficacia, in termini accessibili a tutti.
Anche se si comprende e si accetta l’Aikido come la via della comunione con l’Universo, ciò avverrà sul piano puramente spirituale. Non appena è alle prese con difficoltà reali, lo spirito lascia il posto a una meschina aggressività.
A forza di guardar praticare le persone, ho finito per sentire in filigrana cosa avesse spinto ciascuno ad esercitarvisi. Vi sono tanti Aikido quanti sono i praticanti, allo stesso modo in cui esistono tante grafie quanti sono gli scrittori. Quello che è terribile è che la motivazione iniziale, intima e subconscia, permane sempre immutata, malgrado la pratica. Sono rari coloro che ammettono la ristrettezza delle loro vedute e che provocano un radicale cambiamento nel proprio atteggiamento.
Tuttavia, questo è stato il caso con il Maestro Uyeshiba. Egli diceva di essere al suo primo anno di Aikido. Sentivo che la sua evoluzione non giungeva mai ad una fine”.
Itsuo Tsuda - La scienza del particolare ( Luni Editrice 1999)